Sinodalità come rinnovamento ecclesiale in Papa Francesco
Synodality as Ecclesial Renewal in Pope Francis

Massimo Faggioli
Historiador da Igreja e professor de Teologia e Estudos Religiosos na Universidade Villanova e da Universidade de St. Thomas – USA.


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Resumo: 

O pontificado de Francisco trouxe o tema da sinodalidade para o centro do magistério papal sobre a igreja. O artigo analisa os principais pronunciamentos de Francisco sobre o tema da sinodalidade, identificando uma primeira fase de lançamento do tema (2013-2016), um interlúdio (2016-2018) e uma segunda fase (2019-2021) de maior cautela a partir de a ênfase na distinção entre sinodalidade eclesial e funcionalismo parlamentar.

Palavras chave: Bispos; Sínodo; Sinodalidade; Funcionalismo; Colegialidade

Abstract: 

Il pontificato di Francesco ha portato al centro del magistero papale sulla chiesa il tema della sinodalità. L’articolo analizza i principali pronunciamenti di Francesco sul tema della sinodalità, identificando una prima fase di lancio del tema (2013-2016), un intermezzo (2016-2018), e una seconda fase (2019-2021) di maggiore cautela improntata all’enfasi sulla distinzione tra sinodalità ecclesiale e funzionalismo di tipo parlamentare. 

Keywords: Bishops; Synod ; Synodality; Functionalism; Collegiality 

Introduzione

L’enfasi sulla sinodalità è uno dei segni distintivi del pontificato di Francesco insieme alla sua rinnovata fiducia nei Sinodi dei Vescovi, il primo dei quali veniva convocato nell’ottobre 2013, pochi mesi dopo la sua elezione. Facendo, per la prima volta, della sinodalità un termine ricorrente nell'insegnamento pontificio, Francesco ha rilanciato un tema ecclesiologico conciliare e postconciliare nella Chiesa cattolica, in un atto di ricezione di un dibattito teologico frutto dello sviluppo post-conciliare dell’ecclesiologia del Vaticano II.

Ma ci sono anche sfumature significative nel linguaggio di Francesco sulla sinodalità. Per comprendere la presenza nel linguaggio papale di questo motivo teologico dalle vaste ricadute istituzionali, questo articolo analizza alcune delle più importanti affermazioni fatte da Francesco su sinodo e sinodalità nel contesto dei Sinodi dei Vescovi celebrati in Vaticano tra il 2014 e il 2019. Si tratta di un’indagine necessaria non solo per comprendere questo aspetto chiave del pontificato, ma anche per la preparazione del Sinodo dei vescovi dell’ottobre 2022, che sarà sul tema della sinodalità, come annunciava papa Francesco il 7 marzo 2020 attraverso il Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, cardinale Lorenzo Baldisseri: “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione” (XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi).

Sinodalità “ante litteram”: anno 2013 

L’emergere del tema della ecclesiologia della Chiesa sinodale è visibile dall’inizio del pontificato di Francesco, nelle primissime parole pronunciate subito dopo l’elezione in piazza San Pietro, soprattutto la richiesta della preghiera del popolo sul nuovo vescovo di Roma. Ma è una sinodalità ancora non esplicitata. Il concetto e il termine sinodalità sono assenti dalle prime importanti decisioni annunciate da Francesco, ad esempio l’istituzione del nuovo “Consiglio dei Cardinali” annunciato il 13 aprile 2013, che viene descritta, nel chirografo del 28 settembre 2013, come “un’ulteriore espressione della comunione episcopale e dell’ausilio al munus petrinum che l’Episcopato sparso per il mondo può offrire” (Francesco 2013b).

Il Sinodo comincia ad apparire nella visione di Francesco del suo pontificato a poche settimane dalla sua elezione, ad esempio nel discorso del 13 giugno 2013 al Consiglio ordinario del Sinodo dei vescovi quando caratterizzò il Sinodo in termini piuttosto tradizionali, ma come anche in termini di testimonianza personale di un padre sinodale divenuto vescovo di Roma: “Certamente è stato uno dei frutti del Concilio Vaticano II. Grazie a Dio, in questi quasi cinquant’anni, si sono potuti sperimentare i benefici di questa istituzione, che, in modo permanente, è posta al servizio della missione e della comunione della Chiesa, come espressione della collegialità. Lo posso testimoniare anche sulla base della mia esperienza personale, per aver partecipato a diverse Assemblee sinodali. Aperti alla grazia dello Spirito Santo, anima della Chiesa, siamo fiduciosi che il Sinodo dei Vescovi conoscerà ulteriori sviluppi per favorire ancora di più il dialogo e la collaborazione tra i Vescovi e tra essi e il Vescovo di Roma” (Francesco 2013 a).

Del 2013 è anche Evangelii Gaudium (24 novembre 2013), dove il Sinodo dei Vescovi è menzionato solo come fonte e origine delle riflessioni dell’Esortazione. La sinodalità viene citata solo una volta e in riferimento alle Chiese ortodosse orientali: “nel dialogo con i fratelli ortodossi, noi cattolici abbiamo la possibilità di imparare qualcosa di più sul significato della collegialità episcopale e sulla loro esperienza della sinodalità. Attraverso uno scambio di doni, lo Spirito può condurci sempre di più alla verità e al bene” (Francesco, 2013c, par. 246).

La “magna charta” della sinodalità: i sinodi su famiglia e matrimonio (2014-2015)

Dal 2014 il tema della sinodalità inizia ad apparire più frequentemente di prima e con intenzioni e dettagli più chiari. Nel discorso di apertura del Sinodo 2014, Francesco per la prima volta collega il Sinodo e la sinodalità dei vescovi come motivo del suo pontificato: sinodalità come processo ecclesiale per portare la voce delle chiese locali e particolari alla chiesa universale: “una grande responsabilità: portare le realtà e le problematiche delle Chiese, per aiutarle a camminare su quella via che è il Vangelo della famiglia”. Francesco spiegava la sinodalità come condizione per il nuovo stile di essere chiesa, più che un processo per cambiare le strutture ecclesiastiche: “Per questo vi domando, per favore, questi atteggiamenti di fratelli nel Signore: parlare con parresia e ascoltare con umiltà. E fatelo con tanta tranquillità e pace, perché il Sinodo si svolge sempre cum Petro et sub Petro, e la presenza del Papa è garanzia per tutti e custodia della fede” (Francesco, 2014).

Il discorso a conclusione del Sinodo 2014 non approfondiva il tema della sinodalità, ma dava un tono ecclesiologico tradizionale quando sottolineava la celebrazione del Sinodo, con una lista delle tentazioni della sinodalità: la tentazione dell’irrigidimento ostile, la tentazione del buonismo distruttivo, la tentazione di trasformare la pietra in pane e anche di trasformare il pane in pietra e scagliarla contro i peccatori, i deboli e i malati; la tentazione di scendere dalla croce, la tentazione di trascurare il depositum fidei (Francesco, 2014 b).  

All’assemblea sinodale del 2015 Francesco parlava in modo più diretto della sinodalità. Nel discorso di apertura, il papa descriveva il Sinodo come qualcosa di fondamentalmente diverso dalle assemblee legislative secolari: “il Sinodo non è un convegno o un ‘parlatorio’, non è un parlamento o un senato, dove ci si mette d’accordo. Il Sinodo, invece, è un’espressione ecclesiale, cioè è la Chiesa che cammina insieme per leggere la realtà con gli occhi della fede e con il cuore di Dio; è la Chiesa che si interroga sulla sua fedeltà al deposito della fede, che per essa non rappresenta un museo da guardare e nemmeno solo da salvaguardare, ma è una fonte viva alla quale la Chiesa si disseta per dissetare e illuminare il deposito della vita. Il Sinodo si muove necessariamente nel seno della Chiesa e dentro il Santo Popolo di Dio di cui noi facciamo parte in qualità di pastori, ossia servitori. Il Sinodo inoltre è uno spazio protetto ove la Chiesa sperimenta l’azione dello Spirito Santo” (Francesco, 2015a).

Il discorso più importante pronunciato da Francesco era la “magna charta” della sinodalità, durante le celebrazioni dell'anniversario del cinquantesimo anniversario dell’istituzione del Sinodo da parte di Paolo VI il 17 ottobre 2015. Francesco parlava della chiesa sinodale come “una Chiesa sinodale è una Chiesa dell'ascolto, nella consapevolezza che ascoltare ‘è più che sentire’: È un ascolto reciproco in cui ciascuno ha qualcosa da imparare. Popolo fedele, Collegio episcopale, Vescovo di Roma: l’uno in ascolto degli altri; e tutti in ascolto dello Spirito Santo, lo ‘Spirito della verità’ (Gv 14,17), per conoscere ciò che Egli ‘dice alle Chiese’”.

Francesco parlava del Sinodo in termini di convergenza di un processo di ascolto: “Il Sinodo dei Vescovi è il punto di convergenza di questo dinamismo di ascolto condotto a tutti i livelli della vita della Chiesa. Il cammino sinodale inizia ascoltando il Popolo, che ‘pure partecipa alla funzione profetica di Cristo’, secondo un principio caro alla Chiesa del primo millennio: ‘Quod omnes tangit ab omnibus tractari debet’. Il cammino del Sinodo prosegue ascoltando i Pastori. Attraverso i Padri sinodali, i Vescovi agiscono come autentici custodi, interpreti e testimoni della fede di tutta la Chiesa, che devono saper attentamente distinguere dai flussi spesso mutevoli dell’opinione pubblica.” Francesco caratterizzava il Sinodo dei Vescovi come “espressione di collegialità episcopale all'interno di una Chiesa interamente sinodale” con un’enfasi per una collegialità non solo affettiva: questo livello “manifesta la collegialitas affectiva, la quale può pure divenire in alcune circostanze ‘effettiva’, che con­giunge i Vescovi fra loro e con il Papa nella sollecitudine per il Popolo di Dio” (Francesco, 2015b).

Nel discorso a conclusione del Sinodo 2015, il 24 ottobre, Francesco evidenziava ancora una volta le differenze tra la sinodalità nella Chiesa e i processi decisionali in ambito secolare, soprattutto per quanto riguarda la diversità all'interno della Chiesa: “In realtà, le culture sono molto diverse tra loro e ogni principio generale – come ho detto, le questioni dogmatiche ben definite dal Magistero della Chiesa – ogni principio generale ha bisogno di essere inculturato, se vuole essere osservato e applicato” (Francesco, 2015c).

A pochi giorni dalla conclusione del Sinodo 2015, il 10 novembre, Francesco si rivolgeva a Firenze ai partecipanti al quinto Convegno Nazionale della Chiesa italiana (organizzato e moderato dalla Conferenza episcopale italiana). Questo discorso era notevole per l'incoraggiamento del papa ad avviare un processo sinodale a tutti i livelli in Italia al fine di approfondire il messaggio di Evangelii Gaudium (Francesco, 2015d). Già in questo periodo emerge la distinzione tra sinodalità e parlamentarismo, ma nel contesto di eventi sinodali (2014 e 2015) improntati a grande dinamismo.

Intermezzo della sinodalità: dal 2016 al 2018

Negli anni 2016 e 2017 non si celebrava un Sinodo dei vescovi. All’inizio del 2017 iniziava la preparazione del Sinodo 2018 sui giovani. Il 2 marzo 2018 veniva pubblicato il documento della Commissione Teologica Internazionale “La sinodalità nella vita e nella missione della Chiesa”.

Ma il documento più rilevante di Francesco in questo intermezzo, prima della celebrazione del Sinodo 2018, era la costituzione Episcopalis Communio del settembre 2018 sul Sinodo dei vescovi, che sostituiva tutti i testi precedenti - compresi vari punti di diritto canonico - che in qualche modo riguardano o regolano il funzionamento del Sinodo. In questo nuovo testo legislativo Francesco introduceva e istituzionalizzava anche cambiamenti rispetto ai suoi predecessori. Francesco riformava il Sinodo dei vescovi inserendolo nella sua visione di una chiesa sinodale, ma senza cambiare realmente la natura strettamente episcopale del Sinodo dei vescovi creato da Paolo VI nel 1965 e confermava il carattere episcopale del Sinodo dei Vescovi. Ne è testimonianza il passaggio in cui menzionava la sinodalità è nel paragrafo 6 dell’introduzione: “Benché nella sua composizione si configuri come un organismo essenzialmente episcopale, il Sinodo non vive pertanto separato dal resto dei fedeli. Esso, al contrario, è uno strumento adatto a dare voce all’intero Popolo di Dio proprio per mezzo dei Vescovi, costituiti da Dio ‘autentici custodi, interpreti e testimoni della fede di tutta la Chiesa’, mostrandosi di Assemblea in Assemblea un’espressione eloquente della sinodalità come ‘dimensione costitutiva della Chiesa’” (Francesco, 2018a).

Nel discorso di apertura del Sinodo 2018 sul tema “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”, Francesco non usava la parola “sinodalità”, piuttosto parlava del Sinodo come “esercizio ecclesiale di discernimento. Franchezza nel parlare e apertura nell’ascoltare sono fondamentali affinché il Sinodo sia un processo di discernimento. Il discernimento non è uno slogan pubblicitario, non è una tecnica organizzativa, e neppure una moda di questo pontificato, ma un atteggiamento interiore che si radica in un atto di fede” (Francesco, 2018b).

Anche il discorso a conclusione del Sinodo 2018 non citava la parola “sinodalità”. L’enfasi è su ciò che il Sinodo non è, secondo Francesco: “il Sinodo non è un Parlamento. È uno spazio protetto perché lo Spirito Santo possa agire […] Seconda cosa, che il risultato del Sinodo non è un documento, l’ho detto all’inizio. Siamo pieni di documenti. Io non so se questo documento al di fuori avrà qualche effetto, non lo so. […] È per noi, il documento, principalmente. Sì, aiuterà tanti altri, ma i primi destinatari siamo noi: è lo Spirito che ha fatto tutto questo, e torna a noi. Non bisogna dimenticarlo, per favore” (Francesco, 2018c).

Sinodalità contro funzionalismo: la lettera alla chiesa in Germania, il Sinodo per l’Amazzonia, la Prima Assemblea ecclesiale dell’America Latina e dei Caraibi (2019-2021)

L’anno 2019 rappresentava un momento significativo nell’accoglienza della spinta per una chiesa sinodale, sia a livello locale che universale. A livello locale ci sono due importanti esempi di processi sinodali: l’avvio della preparazione del “cammino sinodale” in Germania all’assemblea plenaria di primavera della Conferenza episcopale tedesca (11-14 marzo 2019), e in Australia la prima fase del Concilio Plenario previsto per il 2020-2021 (rinviato al 2021-2022 per la pandemia).

Francesco non si rivolgeva ai preparativi in corso in Australia, ma si rivolgeva direttamente al “processo sinodale” tedesco con la lettera del 29 giugno 2019. In questa lettera il papa incoraggiava il processo ecclesiale tedesco iscrivendolo nell’ecclesiologia del locale e universale chiesa del Vaticano II, ma anche metteva in guardia contro le tentazioni della sinodalità trasformate in gnosticismo ed elitarismo. La sinodalità è essenzialmente un discernimento spirituale del popolo di Dio e nel popolo di Dio: “Questo richiede in tutto il Popolo di Dio, e specialmente nei suoi pastori, uno stato di veglia e di conversione che permetta di mantenere vive e operanti tali realtà. Veglia e conversione sono doni che solo il Signore ci può regalare. A noi basta chiedere la sua grazia per mezzo della preghiera e del digiuno. […] Neanche la sinodalità può sfuggire a questa logica, e deve essere sempre accompagnata dalla grazia della conversione affinché il nostro operato personale e comunitario possa rappresentare e assomigliare sempre più a quello della kenosis di Cristo (cfr. Fil 2, 1-11)”. Francesco insisteva sui tratti non funzionali della sinodalità ecclesiale: “corriamo il rischio di partire da noi stessi e dall’ansia di autogiustificazione e autopreservazione che ci porterà a realizzare cambiamenti e aggiustamenti, ma a metà strada, i quali, lungi dal risolvere i problemi, finiranno con l’avvolgerci in una spirale senza fine che uccide e soffoca l’annuncio più bello, liberatore e promettente che abbiamo e che dà senso alla nostra esistenza: Gesù Cristo è il Signore” (Francesco, 2019a).

Già poche settimane prima, nel maggio 2019, Francesco si era rivolto ai partecipanti di una conferenza della diocesi di Roma a San Giovanni in Laterano e parlava della “dittatura del funzionalismo”: “Clericalismo e funzionalismo. Sto pensando – e questo lo dico con carità, ma devo dirlo – a una diocesi – ce ne sono parecchie, ma penso a una – che ha tutto funzionalizzato: il dipartimento di questo, il dipartimento dell’altro, e in ognuno dei dipartimenti ha quattro, cinque, sei specialisti che studiano le cose… […] E siamo caduti, in questi casi, nella dittatura del funzionalismo. È una nuova colonizzazione ideologica che cerca di convincere che il Vangelo è una saggezza, è una dottrina, ma non è un annuncio, non è un kerygma. E tanti lasciano il kerygma, inventano sinodi e contro-sinodi… che in realtà non sono sinodi, sono ‘risistemazioni’. Perché? Perché per essere un sinodo – e questo vale anche per voi [come assemblea diocesana] – ci vuole lo Spirito Santo; e lo Spirito Santo dà un calcio al tavolo, lo butta e incomincia daccapo” (Francesco, 2019b).

Altri segnali di maggiore cautela da parte di Francesco sulla sinodalità venivano dai discorsi pronunciati nel contesto del Sinodo dell’Amazzonia dell’ottobre 2019. Nel discorso di apertura, il papa ha evidenziato cosa non è la sinodalità: “Siamo venuti per contemplare, per comprendere, per servire i popoli. E lo facciamo percorrendo un cammino sinodale, lo facciamo in sinodo, non in tavole rotonde, non in conferenze e ulteriori discussioni: lo facciamo in sinodo, perché un sinodo non è un parlamento, non è un parlatorio, non è dimostrare chi ha più potere sui media e chi ha più potere nella rete, per imporre qualsiasi idea o qualsiasi piano. Questo configurerebbe una Chiesa congregazionalista, se intendiamo cercare per mezzo di sondaggi chi ha la maggioranza. O una Chiesa sensazionalista così lontana, così distante dalla nostra Santa Madre la Chiesa cattolica, o come amava dire Sant’Ignazio: ‘la nostra Santa Madre la Chiesa gerarchica’. Sinodo è camminare insieme sotto l’ispirazione e la guida dello Spirito Santo. Lo Spirito Santo è l’attore principale del sinodo. Per favore non lo scacciamo dalla sala” (Francesco, 2019c).

Nel discorso di conclusione del Sinodo del 2019, dopo aver esaminato a fondo alcuni aspetti del documento finale votato dai padri sinodali, Francesco ribadiva il suo monito contro la sinodalità come momento di decisione sulla disciplina intra-ecclesiastica: “C’è sempre un gruppo di cristiani di ‘élite’ ai quali piace intromettersi, come se fosse universale, in questo tipo di diagnosi. In quelle più piccole, o in quel tipo di risoluzione più disciplinare intra-ecclesiastica, non dico inter-ecclesiale, intra-ecclesiastica, e dire che ha vinto questa o quell’altra sezione. No, abbiamo vinto tutti con le diagnosi che abbiamo fatto e fino a dove siamo giunti nelle questioni pastorali e intra-ecclesiastiche. Ma non ci si chiuda in questo. […] Mi ha fatto molto piacere che non siamo caduti prigionieri di questi gruppi selettivi che del Sinodo vogliono vedere solo che cosa è stato deciso su questo o su quell’altro punto intra-ecclesiastico, e negano il corpo del Sinodo che sono le diagnosi che abbiamo fatto nelle quattro dimensioni” (Francesco, 2019d).

Il tipo di accoglienza del Sinodo del 2019 da parte di Francesco nell’esortazione Querida Amazonia (2 febbraio 2020) confermava la svolta verso un’interpretazione più cauta della sinodalità, come qualcosa che non riguarda la riforma istituzionale. Un importante articolo sul concetto di sinodo e sinodalità di papa Francesco veniva pubblicato il 3 settembre 2020 su La Civiltà Cattolica. Scritto dal direttore, p. Antonio Spadaro SJ, l’articolo pubblicava anche estratti di una nota scritta da papa Francesco, con un interessante commento sul Sinodo 2019 e la seguente esortazione Querida Amazonia, nello specifico sul tema dell’ordinazione sacerdotale dei “viri probati”. Così scriveva papa Francesco nella nota: “C’è stata una discussione… una discussione ricca… una discussione ben fondata, ma nessun discernimento, che è qualcosa di diverso dall’arrivare a un buono e giustificato consenso o a maggioranze relative. Dobbiamo capire che il Sinodo è più di un Parlamento; e in questo caso specifico non poteva sfuggire a questa dinamica. Su questo argomento è stato un Parlamento ricco, produttivo e persino necessario; ma non più di questo. Per me questo è stato decisivo nel discernimento finale, quando ho pensato a come fare l’Esortazione” (Spadaro, 2020).

Papa Francesco proseguiva: “una delle ricchezze e l’originalità della pedagogia sinodale sta proprio nell’uscire dalla logica parlamentare per imparare ad ascoltare, in comunità, ciò che lo Spirito dice alla Chiesa; per questo propongo sempre di tacere dopo un certo numero di interventi. Camminare insieme significa dedicare tempo ad un ascolto onesto, capace di farci rivelare e smascherare (o almeno di essere sinceri) l’apparente purezza delle nostre posizioni e di aiutarci a discernere il grano che – fino alla Parusia – cresce sempre in mezzo alle erbacce. Chi non ha realizzato questa visione evangelica della realtà si espone a un’inutile amarezza. L’ascolto sincero e orante ci mostra le “agende nascoste” chiamate alla conversione. Che senso avrebbe l’assemblea sinodale se non fosse per ascoltare insieme ciò che lo Spirito dice alla Chiesa?”. La nota di Francesco concludeva così: “Mi piace pensare che, in un certo senso, il Sinodo non sia finito. Questo tempo di accoglienza di tutto il processo che abbiamo vissuto ci sfida a continuare a camminare insieme e a mettere in pratica questa esperienza”.

Nel videomessaggio inviato il 24 gennaio 2021 alla Prima Assemblea ecclesiale dell’America Latina e dei Caraibi (in programma dal 21 al 28 novembre 2021) Francesco tornava sul tema anti-elitista: “Questa Assemblea ecclesiale non sia un’élite, separata dal santo popolo fedele di Dio. Vicino al popolo. Non dimenticate che siamo tutti parte del Popolo di Dio. Ne facciamo tutti parte… Al di fuori del popolo di Dio sorgono le élite illuminate di un’ideologia, da un'altra, e questa non è la Chiesa. La Chiesa è data dalla condivisione del pane. La Chiesa incontra tutti, senza esclusione. E un’Assemblea ecclesiale è un segno di questo, una Chiesa senza esclusione.” (Francesco, 2021).

Conclusioni

La storia della sinodalità nel pontificato di Francesco è tutt’altro che finita. Ma questi otto anni di pontificato permettono già di approfondire il linguaggio specifico usato dal papa nell’affrontare la questione sinodale nella Chiesa cattolica. Sono necessarie ulteriori indagini sulle radici della teologia e del linguaggio della sinodalità di Francesco. Ma alcune tendenze sono già chiare. Dal un lato, sia nelle parole che nei fatti, Francesco ha invertito la tendenza postconciliare che fino al 2013 sembrava aver condannato all’irrilevanza il Sinodo dei vescovi e la ricerca per una chiesa più sinodale. Dall’altro lato, nell’approccio di Francesco alla sinodalità nel contesto del Sinodo dei vescovi, una particolare cautela e sfumatura che sottolinea sempre la dimensione spirituale, non istituzionale, del momento sinodale. L’enfasi è, soprattutto dal 2018, sul presupposto che sinodo e sinodalità non sono la versione ecclesiastica di un parlamento. C’è una crescente preoccupazione, nelle parole di Francesco, che i momenti sinodali possano cadere nelle mani delle élite ecclesiali che spingono per una politica idiosincratica o per cambiamenti istituzionali. Inoltre, si deve registrare un aspro giudizio da parte di Francesco sul Sinodo del 2019 come “una discussione ricca... una discussione ben fondata, ma nessun discernimento, che è qualcosa di diverso dall’arrivare a un buono e giustificato consenso o a maggioranze relative” (Spadaro, 2020).

Le interpretazioni autorevoli e semi-ufficiali del pensiero di Francesco pubblicate tra 2020 e inizio 2021 suggeriscono una interpretazione della sinodalità come discernimento spirituale ecclesiale, plasmato dalla tradizione ignaziana e gesuita, e non come processo di riforma delle strutture ecclesiastiche. Come affermava Antonio Spadaro nella sua esegesi della sinodalità in Francesco nel settembre 2020, “la riforma che ha in mente Francesco funziona se ‘svuotata’ da queste logiche mondane. Essa è l’opposto dell’ideologia del cambiamento. La spinta propulsiva del pontificato non è la capacità di fare cose o di istituzionalizzare sempre e comunque il cambiamento, ma di discernere tempi e momenti di uno svuotamento perché la missione faccia trasparire meglio Cristo. È il discernimento stesso la ‘struttura sistematica’ della riforma, che si concretizza in un ordine istituzionale” (Spadaro, 2020). Più di recente, il neo-cardinale gesuita Michael Czerny approfondiva la questione ancora sulle pagine di Civiltà Cattolica: “La riforma che Francesco ci invita a realizzare funziona se è ‘svuotata’ di ogni logica mondana, ossia tanto dell’‘ideologia del cambiamento’ quanto di quella del ‘fissismo’. Il mondo apprezza la capacità di fare cose o di apportare cambiamenti alle istituzioni, sempre e ovunque. La riforma incoraggia tutti a discernere tempi e opportunità di ‘svuotamento’, affinché la missione faccia risplendere meglio Cristo” (Czerny, 2021).

Questo approccio alla ecclesiologia della sinodalità apre a una interpretazione più inclusiva dell’ecclesiologia della comunione e della comunione gerarchica, ma senza un originale sviluppo né teologico né istituzionale. Questo orientamento presenta opportunità di rinnovamento ecclesiale, ma potrebbe anche significare una revisione al ribasso delle potenzialità della sinodalità come riforma delle istituzioni della chiesa, se per esempio si confrontano le recenti dichiarazioni con le attese del primo periodo del pontificato (Spadaro e Galli, 2016).

Referências

Czerny, M., Verso una Chiesa sinodale, La Civiltà Cattolica, 4093 (2 gennaio 2021), pp. 3-15 https://www.laciviltacattolica.it/articolo/verso-una-chiesa-sinodale/ 

Francesco, “Discorso ai membri del XIII consiglio ordinario della Segreteria del Sinodo dei Vescovi”, 13 giugno 2013 http://www.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2013/june/documents/papa-francesco_20130613_xiii-consiglio-sinodo-vescovi.html (Francesco, 2013a)

Francesco, “Chirografo con il quale viene istituito il Consiglio dei Cardinali”, 28 settembre 2013 http://www.vatican.va/content/francesco/it/letters/2013/documents/papa-francesco_20130928_chirografo-consiglio-cardinali.html (Francesco, 2013b)

Francesco, esortazione apostolica Evangelii Gaudium, 24 novembre 2013 http://www.vatican.va/content/francesco/it/apost_exhortations/documents/papa-francesco_esortazione-ap_20131124_evangelii-gaudium.html (Francesco, 2013c).

Francesco, “Saluto ai Padri Sinodali durante la prima congregazione generale della III Assemblea generale straordinaria Sinodo dei Vescovi”, 6 ottobre 2014 http://www.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2014/october/documents/papa-francesco_20141006_padri-sinodali.html (Francesco, 2014a).

Francesco, “Discorso per la conclusione della III Assemblea generale straordinaria del Sinodo dei Vescovi”, 18 ottobre 2014 http://www.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2014/october/documents/papa-francesco_20141018_conclusione-sinodo-dei-vescovi.html (Francesco, 2014b).

Francesco, “Introduzione del Santo Padre Francesco”, 5 ottobre 2015 http://www.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2015/october/documents/papa-francesco_20151005_padri-sinodali.html. (Francesco, 2015a).

Francesco, “Commemorazione del 50mo anniversario dell’istituzione del Sinodo dei Vescovi”, 17 ottobre 2015 http://www.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2015/october/documents/papa-francesco_20151017_50-anniversario-sinodo.html (Francesco, 2015b)

Francesco, “Discorso a conclusione dei lavori della XIV Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi”  http://www.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2015/october/documents/papa-francesco_20151024_sinodo-conclusione-lavori.html (Francesco, 2015c).

Francesco, “Incontro con i rappresentanti del quinto convegno nazionale della chiesa italiana”, Firenze, 10 novembre 2015 http://www.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2015/november/documents/papa-francesco_20151110_firenze-convegno-chiesa-italiana.html (Francesco, 2015d).

Francesco, costituzione apostolica Episcopalis Communio, 15 settembre 2018  http://www.vatican.va/content/francesco/it/apost_constitutions/documents/papa-francesco_costituzione-ap_20180915_episcopalis-communio.html (Francesco, 2018a)

Francesco, “Discorso all’inizio del Sinodo dedicato ai giovani”, 3 ottobre 2018 http://www.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2018/october/documents/papa-francesco_20181003_apertura-sinodo.html (Francesco, 2018b).

Francesco, “Discorso al termine dell’Assemblea sinodale”, 27 ottobre 2018 http://www.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2018/october/documents/papa-francesco_20181027_chiusura-lavori-sinodo.html (Francesco, 2018c).

Francesco, “Lettera al Popolo di Dio che è in cammino in Germania”, 29 giugno 2019  http://www.vatican.va/content/francesco/it/letters/2019/documents/papa-francesco_20190629_lettera-fedeligermania.html (Francesco, 2019).

Francesco, “Incontro con i partecipanti al Convegno della Diocesi di Roma”, 9 maggio 2019 http://www.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2019/may/documents/papa-francesco_20190509_convegno-diocesi-diroma.html (Francesco, 2019b).

Francesco, “Saluto in apertura dei lavori del Sinodo”, 7 ottobre 2019 http://www.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2019/october/documents/papa-francesco_20191007_apertura-sinodo.html (Francesco, 2019c).

Francesco, “Discorso al termine dell’assemblea sinodale”, October 26, 2019 http://www.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2019/october/documents/papa-francesco_20191026_chiusura-sinodo.html (Francesco, 2019d).

Francesco, Videomessaggio alla Prima Assemblea ecclesiale dell’America Latina e dei Caraibi, 24 gennaio 2021, citato in http://www.fides.org/it/news/69467-AMERICA_MESSICO_Prima_Assemblea_ecclesiale_dell_America_Latina_e_dei_Caraibi_tutto_il_popolo_di_Dio_protagonista_della_missione 

Spadaro, A., Il governo di Francesco. È ancora attiva la spinta propulsiva del pontificato?, La Civiltà Cattolica, 4085 (5 settembre 2020), pp. 350-364 https://www.laciviltacattolica.it/articolo/il-governo-di-francesco/

Spadaro, A., e Galli, C.M. La riforma e le riforme nella Chiesa (Brescia: Queriniana, 2016).